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Refactoring, quello buono

Published: at 12:00 AM

L’Agile¹ manifesto, tra i suoi principi, ha quello di consegnare frequentemente software funzionante, con cadenza variabile da un paio di settimane a un paio di mesi, predeligendo periodi brevi.

Questo principio è molto importante e, a parer mio, getta le basi per il refactoring e le pratiche di Continious Development e Continious Integration.

È importante perché implica che ogni rilascio deve essere affidabile, imponendoci a rilasciare sempre software di qualità. E in più ci chiede di farlo in un periodo di tempo breve, così da obbligarci quasi ad intervenire su piccoli porzioni del nostro programma, abituandoci quasi automaticamente alla pratica del Refactoring

Cos’è il refactoring

Il refactoring è quella pratica per cui si prende una porzione di codice, spesso legacy, e lo si aggiorna e riscrive utilizzando tecniche più innovative, introducendo magari paradgmini che ne semplifichino la complessità.

Riscrivere e rivedere codice scritto da altri (o da noi stessi, non fa alcuna differenza), ci aiuta a comprendere meglio ciò che si è fatto e a come migliorare quella determinata funzionalità oggetto del refactoring.

Fine a se stesso

Se non si aderisce al manifesto Agile, si potrebbe obiettare che se una cosa funziona, non si tocca. E potrei non avere nulla in contrario a questa affermazione. Però verrà un momento in cui un bug salterà fuori o vorremo introdurre una qualche nuova funzionalità. E in quel momento ci renderemo conto che alcune cose potevano essere fatte diversamente, rese più efficienti, anche solo più leggibili. Inotlre, spesso, offetto del refactoring è codice che va adeguato a nuove esigenze, che siano dell’ambiente di esecuzione o necessarie per l’interoperabilità con servizi terzi.


¹ Agile: Il manifesto Agile individua quattro punti fondamentali nello sviluppo del software: gli individui e le interazioni fra essi, il software funzionante, la collaborazione con il cliente e la risposta al cambiamento. Agile Manifesto